Proposta, a costo zero per la collettività, per rilanciare l’economia e riportare un minimo di giustizia nel nostro paese.
Essa parte dal principio di uguaglianza “sostanziale” in base al quale le persone uguali vanno trattate in modo uguale e, quelle diverse (in termini di lavoro e soprattutto di rischio), in modo diverso.
La nostra proposta, semplice ma rivoluzionaria, è quella di
tassare i redditi in misura inversamente proporzionale al rischio di restare senza i redditi stessi. Chi rischia di più (di perdere il lavoro, di fallire ecc.) paga di meno e viceversa (per far quadrare i conti).
Il rischio verrebbe matematicamente calcolato, sulla scorta dei dati Inps e Camera di commercio, in base all’uscita, dalle varie categorie, per motivi, quali il licenziamento, le dimissioni, le “cessazioni” ecc., diversi da quelli naturali (morte, pensione, fine mandato ecc.).
La “capacità contributiva” (art. 53 Cost.) verrebbe, così, determinata tenendo conto dell’intera vita del contribuente, anni di “vacche magre” compresi.
I benefici, particolarmente per il nostro paese, sarebbero semplicemente enormi.
L’aumento della domanda di lavori meno tassati (quelli pericolosi, umili, faticosi, precari, d’impresa ecc.), oltre a
determinare il rilancio dell’economia e ridurre il costo del lavoro, farebbe calare l’immigrazione(dovuta, com’è noto, allo scarso interesse dei nostri giovani connazionali per tali lavori).
La riduzione della domanda di posti fissi vanificherebbe le raccomandazioni e i conseguenti “favori” (spesso illeciti) in cambio dell’impiego.
L’inevitabile
stangata sulle pensioni “d’oro” (a favore delle “minime”!) rimedierebbe, almeno in parte, alle raccomandazioni di “una volta”.
Le altissime aliquote d’imposta sui redditi più alti e sicuri contribuirebbe a ridurre le scandalose differenze di reddito, che vi sono in giro, basate solo sulla presunta maggiore “capacità” o “intelligenza” di Tizio anziché di Caio. Non è più accettabile, diciamo la verità, che a parità di lavoro e studio vi siano persone che guadagnano (al netto delle imposte) molto più di tante altre solo perché più “intelligenti” quando la differenza di quoziente d’intelligenza, tra una persona e un’altra, è minima.
In quanto super-tassati, i posti di comando interesserebbero molto meno alle persone grette e venali (le peggiori) e molto di più a coloro che intendono il potere come una missione (i migliori). C’è, infatti, anche il dubbio che l’attuale crisi sia da ricondurre al fatto che l’Europa e soprattutto l’Italia sono state finora in mano più Ai primi che ai secondi.
Non vi sarebbe più la necessità di imporre “tetti”, tra l’altro incostituzionali, alle retribuzioni di persone che, per il potere che hanno (e i regali che ricevono), continuerebbero a lavorare anche gratis.
Non accadrebbe più che dirigenti comodamente seduti al computer guadagnino (al netto delle imposte) molto più dei loro “so...
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